Non si può ignorare il percorso che Niccolò Moriconi ha tracciato in otto anni di carriera, anche solo di fronte a certi numeri
Al concerto di Ultimo a Tor Vergata, il 4 luglio 2026, ci saranno 250.000 spettatori. Lo avrete già letto dappertutto, è record di pubblico pagante per un artista italiano. E saprete già pure che il precedente primato era di Vasco Rossi: 225.000 persone al Modena Park nel 2017. Lo ha scritto pure il Komandante con un post su Instagram: “Ogni record è fatto per essere battuto, largo ai giovani. Ti voglio bene Niccolò”. Immediata la risposta del cantautore romano: “Non puoi superare l’insuperabile. Ti voglio bene anch’io Vasco”.
Che stia simpatico o meno ai più o non si condivida il suo modo di comunicare, Ultimo è un fenomeno da studiare. E non si parla solo di musica, perché ognuno ascolta le canzoni che preferisce e menomale che è possibile farlo. Direi sacrosanto. Ma non si può ignorare il percorso che Niccolò Moriconi (vero nome dell’artista) ha tracciato in otto anni di carriera, anche solo di fronte a certi numeri. I dati raccontano tanto e non considerarli sarebbe un errore, ma ciò che più colpisce del cantautore romano è la connessione che ha creato con il proprio pubblico. È nato un “popolo”, una “generazione Ultimo”. Bambini, adolescenti ma anche adulti che si riconoscono nella storia di rivincita di un ragazzo, oggi 29enne, della periferia di Roma.
@ultimopeterpan Il video di Pianeti a Roma di 3 giorni fa che ho dimenticato di postare nel delirio di questi giorni. Che bello.
♬ suono originale – Ultimo
Per questo, un concerto di Ultimo sembra un rito collettivo. Oltre che nei testi (molti fan si identificano nelle sue parole), è proprio nella forza aggregatrice e nel legame con le persone che sta il segreto del cantautore. Nella voce degli ultimi che ce l’hanno fatta. Da qui l’immaginario di Peter Pan e del “non smettere mai di credere nelle favole”. Il paragone con Vasco non è a livello musicale, ma riguarda la capacità di fidelizzazione del pubblico, che partecipa agli spettacoli perché si sente incluso in qualcosa di più grande. E vale per il Komandante come per Ultimo.
Poi c’è la questione rapporto con la stampa. E capisco che entrambe le parti possano essere infastidite da episodi passati. Ma, primo punto: sono convinto che con dialogo e apertura di tutti si possa risolvere una faida che è diventata troppo lunga. Secondo punto: non tutti i giornalisti vivono con il coltello fra i denti, ce ne sono tanti disposti a parlare e chiarire i malintesi. Terzo punto: sta crescendo un nuovo gruppo di lavoratori del settore che segue Ultimo – come tanti altri artisti in Italia – e che crede nel confronto e nella possibilità di instaurare un rapporto di “fiducia professionale”.
Perché la musica è della gente, ma è sempre stata anche un modo per raccontare la realtà, i sentimenti, le emozioni delle persone. E spiegare, prendendosi del tempo, come nascono le canzoni, quali sono le riflessioni dietro un testo e lo stato d’animo di una generazione (o più) che l’artista rappresenta è un altro dei modi per rafforzare il legame con il pubblico. E per scrivere una bella storia, in qualunque ambito si prenda in mano la penna.
