Ad Affari Tuoi il conduttore napoletano balla, canta e gioisce con i concorrenti. Ha trovato un ingranaggio oliato, ma lo ha fatto girare bene. Poi ci ha messo del suo: verve, personalità e modi gentili. E il pubblico ha apprezzato
“Tante persone sono orfane di chi c’è stato prima. É lo scotto da pagare per gli emergenti”. Stefano De Martino lo sapeva già ad agosto che Rai1, o meglio, Affari Tuoi, sarebbe stato una sfida. Per il testimone di Amadeus, da raccogliere senza scontentare molti. E perché il programma era ripartito: forte, rinnovato, svecchiato. Ha trovato un ingranaggio oliato, ben funzionante. Vero. Ma lo ha fatto girare bene. Poi ci ha messo del suo: verve, personalità, modi gentili.

Si è sempre restii al cambiamento. Soprattutto, quando si abbandona qualcosa di consolidato. Forse, inizialmente, è accaduto anche al pubblico generalista. Ma il game show dei pacchi, la sera, lo guardano ancora tutti: adulti, bambini, anziani. Tocca punte del 30% di share, oltre 6 milioni di spettatori. I numeri non bastano a un’analisi critica, però parlano. E l’ex ballerino, partito un po’ ingessato (ma mai spaesato) alla conduzione, ha trovato la propria dimensione. Riconoscibile, personale. Perché quella camicia bianca con le maniche arrotolate, abbinata alla sola cravatta, è diventata il simbolo dell’access prime time per l’ammiraglia Rai. Pochi, forse, lo avrebbero detto. Ma a Viale Mazzini hanno pensato che De Martino potesse mettere d’accordo tutti e, per adesso, la scommessa paga. Anche se qualcuno storce ancora il naso, perché cambiare è abbandonare le proprie certezze per saltare nel buio.

Il conduttore napoletano balla, canta, gioisce con i concorrenti. Lo chiamano “Stefano”, perché in Affari Tuoi, ormai c’è poco di istituzionale. È un gioco tra amici, soltanto davanti a milioni di telespettatori. E chi ancora è restio nel riconoscere i meriti del nuovo padrone di casa (al di là che piaccia o meno) e dei suoi autori, forse si rifiuta di accettare che il rischio di ereditare un format resuscitato dopo anni di purgatorio era proprio che rimanesse uguale. Nei tempi, nelle dinamiche e nell’approccio con il pubblico. A 35 anni non ci si può sentire arrivati e De Martino lo sa bene. Ma neanche svolgere il compitino da sei, senza metterci un po’ di fantasia e impegno per cucirsi il programma addosso. Lo hanno fatto tutti ed è giusto che si faccia. Come è sacrosanto avere dei maestri, modelli a cui ispirarsi senza pretendere di paragonarsi a loro. Per il volto Rai del momento sono, tra tutti, Arbore e Fiorello.

Adesso, per il conduttore, la sfida è rimanere ad alto livello e trovare una misura e un’identità che contengano Affari Tuoi, ma anche STEP e i progetti futuri. Facendo tesoro delle critiche costruttive – che ha più volte dichiarato di apprezzare – e, magari, lavorando per portare sul piccolo schermo qualcosa di originale (come d’altronde ha già fatto con Bar Stella) e che possa intercettare anche i target più giovani senza per forza appoggiarsi allo streaming. E poi, quando i tempi saranno maturi, perché no, pensare al Festival di Sanremo. “La laurea”, come lui stesso stesso l’ha chiamato in un’intervista a Vanity Fair. Per ora, De Martino si gode l’università e l’esame della primissima serata. E c’è da dirlo: se non è ancora un 30, ci siamo molto vicini.
Foto in copertina e nell’articolo: @Rai