Lo show, le sette note, il Festival di Sanremo 2024 e qualche curiosità. L’intervista all’artista che, con la musica didattica, si è fatto conoscere sulla rete e non solo
Come lo si vede sul web, Lorenzo Baglioni è nella realtà. Umile, simpatico, gran senso dell’ironia e battuta sempre pronta. Terminato il suo spettacolo Canzoni a Colori, ieri al teatro Dehon di Bologna, si è fermato con tutti, nessuno escluso: ha concesso foto, video, autografi e due chiacchiere. Ed è proprio in questa semplicità che, forse, custodisce il segreto del successo.
Come nasce l’idea di “Canzoni a Colori”?
Questo spettacolo nasce dalla voglia di provare a mettere in un unico contenitore le canzoni che abbiamo scritto e che meglio rappresentano questi ultimi anni. All’apparenza possono sembrare scollegate: ci sono brani ironici, scanzonati, altri fanno scappare la lacrimuccia. Ci siamo immaginati lo show come la tavolozza di un pittore, in cui i colori coesistono in maniera disordinata, però poi danno vita a qualcosa di bello.
Qual è il segreto per un buon brano didattico?
Indovinare la coppia argomento didattico-genere musicale. A volte c’è qualcosa che in maniera non razionale fa funzionare questo binomio. Quando succede, scatta la magia.
Nel tuo ultimo album Ripassongs si passa dall’indie al reggaeton, fino alla trap. Qual è il genere che ti diverte di più registrare?
L’indie non lo avevamo mai fatto. La canzone sui Sumeri mi ha divertito tantissimo ed è una di quelle che sta funzionando di più. Ancora, però, non la cantiamo live. Stiamo aspettando di far uscire il videoclip, in modo che abbia un impatto più forte sul pubblico. E vale per tutti i brani di Ripassongs, a cui neanche accenniamo nello spettacolo. Prima o poi faremo anche quelli.
Parliamo di Sanremo. Tu hai partecipato al Festival nel 2018 con “Il Congiuntivo”. Che ne pensi dell’ultimo quinquennio?
Amadeus ha fatto una bella rivoluzione. È stato veramente in gamba, ha trovato una chiave per far sì che il Festival di Sanremo diventasse veramente di tutti. I dati sui giovani sono incredibili: all’inizio ha fatto delle scelte coraggiose che lo hanno premiato.
Tortellini o fiorentina?
Potrei fare un torto ai miei concittadini, ma io sono un fan dei primi. E i tortellini in brodo a Bologna sono buonissimi. Quando passiamo di qui, magari anche con la mia fidanzata, ci fermiamo sempre a comprare la pasta fresca e la portiamo a casa per rifarla perché è una cosa che mi fa impazzire totalmente. Dico che i due piatti se la giocano. Anzi, faccio pasto completo: prima tortellini, poi fiorentina.
Ultima domanda: se ti dico, “Goffredo, che nome di…”, cosa rispondi?
Tu tu tu tu… (ride, ndr). Ormai Goffredo è uno dei miei nomi preferiti perché ci ha portato tanta fortuna. Quindi rispondo, che nome meraviglioso!
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Foto in copertina: @LorenzoBaglioni