Ascolti da capogiro, spettacolo, tanta musica ben scelta (i numeri lo confermano).
E, soprattutto, amicizia vera.
Per cinque anni, Amadeus e Fiorello hanno fatto sembrare tutto facile.
Eppure, gestire una grande macchina organizzativa come il Festival di Sanremo, così facile non è. Loro l’hanno fatto bene, insieme: uno la spalla dell’altro, uno la forza dell’altro.
Hanno cantato, sorriso, sbagliato poco, indovinato tanto. Un po’ seguito indicazioni e scalette, molto improvvisato. Ma essere ingessati, qualche sbadiglio di troppo l’avrebbe provocato.
Gli Amarello hanno trovato tempo per le risate, la commozione, la riflessione.
E hanno affrontato gli imprevisti con professionalità e ironia, dal litigio Morgan-Bugo alle rose di Blanco, fino al bacio tra Rosa Chemical e Fedez.Sono stati cinque Festival di tutti, per tutti: giovani, adulti, anziani.
Ognuno ha potuto sentirsi rappresentato, tifare, esultare, esprimere il proprio dissenso o la propria approvazione. Sanremo è cambiato del tutto.
È diventato un appuntamento fisso, atteso da generazioni diverse, accomunate dalla passione per la musica e per la canzone italiana. E chi l’anno prima si lamentava per le ore piccole è tornato, puntuale, sintonizzato su Rai1 l’anno dopo. E quello dopo ancora.
Il Festival è stato di nuovo tradizione, cultura e leggerezza anche grazie a un conduttore e direttore artistico e uno showman che, prima di essere colleghi, sono amici.
Hanno feeling, si intendono, si capiscono con uno sguardo.
E nelle (poche) difficoltà, hanno sempre saputo cosa fare, con acutezza e sano umorismo.
Perché si divertono come fossero a casa seduti sul divano, pizza e birra in mano.
Così, davanti a tutta Italia, si prendono in giro, scherzano. Sono spontanei, veri.
Quello degli Amarello a Sanremo, per ora, è un addio.
Con la speranza che, presto, diremo che era stato solo un arrivederci.
Foto in copertina e nell’articolo: @Rai