Ottanta e ventitré anni, Roberto Vecchioni e Alfa.
Due generazioni distanti che si incontrano, si intrecciano: nell’arte, nella musica, nelle emozioni.
Un gigante del passato e un ragazzo del futuro, il maestro e l’allievo, chi ha sognato per una vita e chi lo fa ancora, ogni giorno di più.
Sogna, ragazzo, sogna è una canzone del 1999, venticinque anni fa.
Ieri è stata la colonna sonora di una generazione che, in alcuni casi, forse neanche la conosceva.
Intensità, verità, amore. Al teatro Ariston, per il prof Vecchioni Alfa è stato un nipote.
Lo ha accompagnato, protetto, incoraggiato. E facendolo ha preso per mano anche i giovani d’Italia.
Tutti, tutte. Ha dato loro una penna, un foglio, un palco. Poi è rimasto immobile, di lato.
Attento ad ascoltare, con gli occhi chiusi. Grandissimo nella sua umiltà.
“Sogna ragazzo sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu”
E un ragazzo genovese che ha cominciato a scrivere e cantare nella propria cameretta, solo con la sua chitarra, ha accolto la richiesta. Non se l’è fatto ripetere due volte.
La poesia l’ha finita, eccome. Ha scritto delle barre intense, emozionanti, sincere.
Le ha cantate con il cuore. Sono arrivate: intense, emozionanti e sincere come le aveva pensate.
Ieri, Alfa è stato la voce di chi non ha paura di sognare e, forse, ha anche esortato qualcuno a farlo.
Perché non è mai facile.
Ma a volte, per volare bisogna correre il rischio di bruciarsi le ali.
Barre di Alfa
“Lo voglio scrivere, cancellare e riscrivere,
strappare delle pagine, usar l’inchiostro invisibile,
per poterlo nascondere e non lasciarne traccia,
non so se sarà poesia oppure solo carta straccia,
in fondo c’ho solo 20 anni, ma sai che cosa sento,
ho tutta la vita davanti eppure sto perdendo tempo,
c’è chi corre perché scappa, poi chi corre perché insegue,
io corro perché solo quello mi fa stare bene.
Salgo sopra questo palco per giocare con la vita,
ma se mi si spezza il fiato, se poi spezzo la matita,
più in basso è il punto di partenza, più alta è la salita,
ma spero che il panorama valga tutta sta fatica,
non so che cos’è l’amore, ma a volte lo percepisco,
in un tramonto, uno sguardo, un disco,
e se mi guardo attorno penso che son fortunato,
non so chi ha creato il mondo, ma so che era innamorato”
Foto in copertina e nell’articolo: @alfa