Odio il Natale 2 gioca con una quotidianità in cui il pubblico si può immedesimare, intrecciandola con una narrazione romanzata. Diretta da Laura Chiassone, con Elena Bucaccio Head Writer, è disponibile su Netflix dallo scorso 7 dicembre
Leggera, godibile, divertente, in equilibrio tra sit-com e commedia romantica. Odio il Natale 2 è la serie delle feste. Un po’ per l’atmosfera, un po’ per il messaggio, un po’ perché, in un pomeriggio casalingo di pioggia e nebbia, la si divora facilmente. Diretta da Laura Chiossone, prodotta da Lux Vide e girata a Chioggia, ruota intorno alla vita di Gianna (interpretata da una bravissima Pilar Fogliati), trentenne fascinosa e brillante, forse a volte goffa, ma sempre con la battuta pronta. Qualità che, però, sembrano non bastarle a trovare il vero amore, anche quando si convince, erroneamente, di averlo incontrato.
Così, la serie ricomincia da dove, circa un anno fa, ci aveva lasciato: con la ricerca della dolce metà, ma con diverse vicende e dinamiche. Odio il Natale 2 vive sulla magia delle feste, giocando con una quotidianità in cui il pubblico si può immedesimare e intrecciandola con una narrazione romanzata. Lo fa confermando i perni del cast (come Fiorenza Peri, Beatrice Arnera, Nicolas Maupas, oltre alla già citata Pilar Fogliati), ma anche introducendo storie e personaggi nuovi (Filippo, interpretato da Pierpaolo Spollon, ormai certezza del piccolo schermo) e utilizzando un linguaggio semplice e diretto. Fino a rompere la “quarta parete”, in un dialogo costante della protagonista con gli spettatori.
E questa è la sua forza: fondere autenticità e finzione, verità e immaginazione, in un racconto che piaccia non solo perché ben costruito, ma perché vicino alla nostra realtà. E allora, emergono insicurezze, tormenti e ossessioni. Ma soprattutto, la necessità impellente di trovare l’amore a tutti i costi, anche costruendo una relazione poco sincera. Di qui, il bel messaggio della serie: saper pazientare e godere a pieno dei doni della vita, perché “la slitta di Babbo Natale passa, può passare anche una seconda volta, basta saperla aspettare”. E forse, la sfida più difficile è davvero attendere e saper cogliere la magia. Non nello straordinario, ma nella più classica normalità.
Foto nell’articolo e in copertina: @luxvide