Oggi ho sentito l’esigenza di ricordare la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Poi mi sono chiesto se non fosse giusto restare in silenzio. In primis per non rischiare di strumentalizzare un tema così attuale e delicato, e poi perché i social saranno tempestati (giustamente) di post a riguardo. Ho pensato però che, oltre all’esempio, la parola è il mezzo più potente che abbiamo per sensibilizzare. Non ho scritto un articolo. Ce ne saranno numerosi, realizzati molto meglio di come avrei potuto fare io. Mi sono lasciato trasportare, con la speranza di lasciare un messaggio. Spero di aver trovato il modo giusto per farlo
Mi chiamo Lara, ho 18 anni, sogni da rincorrere, una vita per meravigliarmi, ridere, crescere. Amo respirare la mia libertà, riempirmene i polmoni. Eppure, mi sento schiacciata, oppressa. È paradossale, lo so. Ma ho paura e mille motivi per averne. Giulia è l’ultima, ma quante ne ho ascoltate di storie così. Certi drammi li senti tuoi anche se non li hai vissuti.
È sempre il solito copione. E non è solo violenza fisica. È il complimento fuori luogo, la discriminazione, la scommessa tra amici per uno stupido bacio che in quel momento non vale niente. Ma questa cultura è come il fumo: iniziare è facile, smettere è un altro paio di maniche.
Eppure, basterebbe poco. Educare al rifiuto, saper accettare un “no”, rifletterci, maturarlo. Si tratta di crescere. Ma spesso, (quasi sempre) non è sufficiente. C’è troppa cattiveria, odio, misoginia. Basta ascoltare i telegiornali, aprire i social, guardarsi intorno. Il femminicidio è l’uccisione di una donna in quanto donna. E che colpa ho io a essere donna? Il problema sta proprio qui: nascere donna non è una colpa. Non lo è realizzarsi, tagliare traguardi, laurearsi. Non lo è camminare per strada da sola, indossare una minigonna o un abito scollato. Non lo è primeggiare e neanche baciare, abbracciare, amare.
Sono stanca di avere paura. Stanca dei fischi, delle relazioni tossiche, di non potermi rilassare un attimo. Sono stanca di vedere donne morire per la sete di potere, la brama di possesso, la cattiveria, l’odio degli uomini. Sono stanca dell’indifferenza. Sono stanca, davvero.
Fatemi un favore, ve lo chiedo con il cuore in mano. Guardatevi allo specchio: domandatevi chi siete e in cosa credete. Perché oggi ogni opinione, idea, valutazione è superflua. È semplice ricordare le ricorrenze, parlare e scrivere quando tutti sembrano essere in prima linea. Ma fare rumore nel silenzio…quello è molto è più difficile. Ed è il primo passo per cambiare la cultura.